braille

Eccomi qui. Ho pensato più volte se scrivervi o no la mia “esperienza”, con emozioni che ondeggiavano dal voler significare sentimenti belli e positivi e una storia assolutamente vincente di un uomo con disabilità, sino alla paura di essere giudicata e, comunque, di svelare sentimenti che sono per me un tesoro prezioso.

La mia, la nostra è una storia di un “quasi amore”, di” trombamicizia” (come di dice oggi tra i teenager), o, forse, di sesso ma non solo, ma sicuramente di un affetto infinito.

Io sono una ragazza molto carina, forse bella (consentitemelo!) con un lavoro importante e coraggioso. Il coraggio di essere sé stessi passa attraverso le grandi e le piccole cose, non i grandi proclami autocelebrativi.

Per questo sentimento, per questa storia che sto per raccontarvi (che ve lo dico a fa?!) ho ricevuto critiche e occhiate stranite di quei pochi che la conoscono, perché hanno visto mani che si sfioravano, baci stampati. Per il resto, come ogni storia d’amore o che sa d’amore, è giusto che rimanga tra noi, tra le pieghe dei nostri corpi, parole, ricordi.

Lui, anzi “lui”, è un personaggio in vista, come si definisce ironicamente…visto che è non vedente; è bellissimo, di successo, adorato e ricercato dalle donne, intelligente e ironico, come poche altre persone da me incontrate. Ci siamo incontrati per caso e poi ci siamo ricercati, dopo pochissimo, con molta timidezza, mista a voglia pazzesca di vedersi, annusarsi, toccarsi, fare l’amore. E poi è nata la passione…con raggiungimenti che ci fanno incontrare a casa dell’uno o dell’altro o per una breve vacanza o in qualche hotel dal Nord a Sud.

All’inizio abbiamo pensato che fosse amore, invece era un calesse…:-( Io ero cotta e presissima, lui mi cercava e mi respingeva insieme perché aveva mille donne e non voleva vincoli, impegni seri. Poi si sono un po’ invertiti i ruoli.  Io mi sono allontanata, per autotutela, perché mi stavo spaccando il cuore e l’anima, e lui mi cercava e, chissà, forse cominciava ad innamorarsi, come mi ha timidamente detto. Ma non era e non è amore, passione sì; siamo troppo liberi e presi dai nostri impegni e lavori per poter essere una coppia fedele e con tempi e modalità per così dire” ordinarie”. Ci uccideremmo dopo un mese, ci siamo detti nei denti.

Siamo complici e confidenti nelle cose importanti. Possiamo non sentirci per un mese, e poi risentirci per infinite volte al giorno. Ci siamo sempre. E, quando ci incontriamo, la passione e i corpi avvolti l’uno con l’altro è di quelle che raramente si vivono nella vita. Mi piace tutto di lui: come vive, lavora e fa l’amore. Bellissimo e sensuale come nessun’altro.

Mi ingelosisco un po’ quando lo chiamano ragazze deliranti…o quando lo guardano ammirate e accoccolate. Mi fa piacere tutto il resto che la nostra storia di passione ci dà, attraversata da altre storie dell’uno e dell’altro… mi fa piacere quando, all’improvviso mi stampa un bacio davanti a tutti o clandestinamente in un sottoscala nascosto o quando ci sentiamo alle tre di notte all’improvviso, quando mi tocca per vedere se son cambiata troppo o se mi sono rifatta il seno o ingrassata (dice lui scherzando…), quando cuciniamo l’uno per l’altro amorevolmente o camminiamo abbracciati per strada su lungomari affollatissimi, ci scambiamo baci teneri o di passione e la gente ci guarda ammirata, prima e stranita, dopo, quando vede lui il suo bastone bianco.

Mi piace andare al mare con lui, tra risate e carezze e nel mare, mano nella mano, mi chiede se, nuotando a lungo nel buio, “sembra” cieco.

E’ tutto bello così…nella normalità di una storia di passione e desiderio, terribilmente normale per molti versi, che con la disabilità vive e convive, senza esserne pregiudicata e limitata in nulla.

Azzurra