Sono non vedente dalla nascita, per cui la disabilità mi ha accompagnato per tutta la vita, nel bene e nel male: se da un lato mi ha permesso di non preoccuparmi di tante piccolezze di cui tanti coetanei facevano una malattia, dall’altro mi ha messo di fronte a situazioni difficili soprattutto dal lato relazionale e affettivo. Del resto, qualsiasi persona ha un motivo più o meno banale per cui non si piace e questo inevitabilmente induce a convincersi di non piacere nemmeno al mondo.

Quando sei disabile, tendi ad attribuire al tuo problema tutti i tuoi insuccessi e pensi che senza di questo saresti la persona più felice del mondo e con zero problemi relazionali. Non ci si rende conto invece che la disabilità è una scusa come un’altra! E che se si vuole stare assieme a una persona, dubbi e paure si superano o quantomeno si gestiscono. Non sono qui per lanciare i soliti messaggi mielosi da san valentino “con l’amore si supera tutto”, perché non sono veri. Ma sono qui per far capire che la favola del “sono tanto innamorato di te ma”, allo stesso modo non è più credibile.

Io ho avuto in passato una breve relazione con un ragazzo così. Inizialmente si mostrava tutto dolce e premuroso, sembrava tutto a posto e che la nostra vita dovesse scorrere senza ostacoli: poi interviene la madre che gli fa le solite obiezioni sessiste: “ma sei sicuro, una donna così non ti laverà, non ti stirerà, non ti cucinerà, non sarà brava a far la moglie, per te vorrei qualcosina meglio”, fatto sta che Eros ha preferito ascoltare i consigli antiquati di sua madre, succube alla cultura patriarcale e maschilista, e non ha voluto nemmeno provarci quindi, con me, se n’è uscito con questa frase. “ti amo tanto ma non si può” Niente di più falso. Se mi ami tanto, si può. O per lo meno, si prova.

La vita non è fatta soltanto di amore e non nego che da non vedenti ci sono degli accorgimenti in più da avere nella vita quotidiana, ma siccome tante cose non le conosceva lui e non le conoscevo io, amare voleva anche dire essere disposti a crescere insieme. Ora da 4 anni vivo una relazione che, per la maggioranza dell’opinione pubblica, avrebbe tutti i canoni per un “ti amo ma non si può”: non vedente io, non vedente lui, sieropositivo lui, con una emiparesi alla parte sinistra del corpo lui. E i miei genitori che non sarebbero affatto d’accordo con questo rapporto. Ma e allora? Chi stabilisce il “non si può”? Gli altri? Dove sta scritto? L’HIV adesso è una malattia cronicizzata, grazie ai nuovi farmaci; con le dovute precauzioni, si può avere una vita sessuale assolutamente normale e varia. Le paure possono esserci e le ho avute anch’io, non lo nascondo, ma si superano con l’informazione dovuta e soprattutto affrontandole con la persona che si ama.

I buoni sentimenti sono tanto una bella cosa, ma non bastano. Bisogna avere la capacità di mettersi in gioco quotidianamente, non nego che a volte è difficile e a volte meno, ma vivere significa mettersi in gioco, amore e disabilità non c’entrano perché la vita è un mettersi in discussione di continuo. Pertanto vorrei dire a tutte quelle persone, uomini e donne, disabili che si sentono dire “sono tanto innamorato ma”, non ci credete. E’ una favola come un’altra, che ormai nel 2013 non è più credibile. La disabilità è una scusa come un’altra per rifiutare una persona di cui in realtà innamorati non si è: se anche non ci fosse stata la disabilità e il “sì” fosse arrivato subito, il rifiuto potrebbe arrivare dopo anni di finta armonia, anche per motivi di molto meno valore, conosco persone “normali” che si sono lasciate per un sms. E allora, a questo punto, vale decisamente la pena prendere il rifiuto per quel che è: aver sopravvalutato una persona che non merita.