Mio caro diario,
in questi giorni ho constatato che è più facile farsi prescrivere e pagare dall’asl un cuscino antidecubito da 1500 euro che liberarsi di pretendenti nevrotici. Almeno per ottenere la prima cosa basta andare dal fisiatra, che nel mio caso è anche bello come il sole, e spiegargli che, siccome la vita è già così dura per te, la prospettiva di avere il culo pieno di piaghe prima dei trent’ anni è troppo difficile da affrontare. Per la seconda cosa invece ci vuole una dose immane di pazienza, nervi saldi e grande resistenza al desiderio di gambizzare chi ti è di fronte, spingendo improvvisamente avanti a tutta velocità il joystick della carrozzina. Sì perché il nuocere alle caviglie di qualcuno dà origine comunque ad un legame tra vittima e carnefice, cosa che ho ampiamente potuto constatare in passato e che gradirei evitare nel futuro.
Mr Alopecia ha ritrovato un briciolo di senso dell’orientamento e ha pure chiesto notizie di me ai nostri comuni amici di fb e si è fatto trovare lucido e sorridente proprio sulla panchina di fronte allo studio in cui lavoro.
La scena è stata più o meno la seguente:
CLO: Che cazzo ci fai qui?
MR ALOPECIA: … [risposta non pervenuta]
CLO: Ora che ci siamo conosciuti, direi che puoi tornare a casa.
MR ALOPECIA: Mi dispiace… [e cazzate simili] …non volevo ma… [altre fregnacce di questo stampo] …vorrei ricominciare con te perché ci tengo… [eccetera, eccetera, eccetera]
CLO: [al massimo del suo stoicismo] Mai, per nessun motivo al mondo, dedicherei un nanosecondo della mia vita ad uno stronzo psicopatico che ancora prima mi conoscermi mi scrive un sms così di merda.
MR ALOPECIA: …
CLO: e tanto per intenderci, non scoperei con te nemmeno se fossi il solo esemplare di sesso maschile sulla terra. Piuttosto cercherei di accoppiarmi con cani, gatti e cavalli.
Buio. Applausi.
Eh, magari ci fossero stati buio e applausi. In realtà lo scocciatore calvo non mollava con la sua sfilza infinita di scuse. La sua insistenza stava ampiamente sfidando la mia capacità di sopportazione, al punto che il mio linguaggio accennava a divenire più esplicito e molto meno diplomatico. Finché il Dottor Voglini non è uscito provvidenzialmente dallo studio e, intuendo qualcosa, mi ha chiesto di fare un pezzo di strada insieme a lui.
Per il momento il fenomeno è sistemato e Voglini, da gran signore quale è, non mi ha nemmeno fatto domande. Ma dico io, ste cose non capitano solo alle fighette con i tacchi e le cosce lunghe? Le disabili non dovrebbero almeno essere esonerate dagli ammiratori molesti e, diciamocelo pure, ora che l’ho visto dal vivo, brutti come la fame?
A lavoro poi son stati tre giorni infernali. Troppe donne partoriscono in primavera. I medici fuggono in clinica e io resto sola con il telefono che squilla, la pagina di facebook, le povere illuse che arrivano all’improvviso sperando in un consulto veloce senza appuntamento. E non dimentichiamo lo psicologo schizzato che, da quando ha deciso di affittare l’unico studio rimasto vuoto, mi ha deliziata con fior fior di pazienti quantomeno curiosi, ma soprattutto con le sue perle di saggezza tra un colloquio e l’altro. Talvolta propinandomele attraverso la linea telefonica interna, talvolta su msn e altre volte ancora sedendosi sulla mia scrivania e facendo finta di volersi distrarre. Come se non lo sapessi che spera di annoverare tra i suoi casi quello della giovane disagiata che lavora in reception. Sono cresciuta tra educatori, assistenti sociali e psicologi e lo capisco anche troppo bene quando qualcuno prova interesse professionale nei miei confronti. Sarà che quando ci siamo conosciuti ho raccontato troppi dettagli della mia vita. Magari l’ha presa come una richiesta d’aiuto. In realtà sono semplicemente aperta ed espansiva, almeno credo…
Comunque in questi giorni le mie energie sono calate vertiginosamente. Questo mi ha permesso di non prestare troppa attenzione alla raffica di sms che mi sta arrivando dal maniaco glabro. Dopo la serata in cui sono uscita con Michy non ho messo il naso fuori da casa se non per andare a lavoro. Ah! Nemmeno lei ha idea di quale racconto o romanzo sia quello della busta, ma la sua mente malata ha subito iniziato a fantasticare sui motivi per cui qualcuno avrebbe potuto pensare di ficcarmi quella roba in borsa. Il movente potrebbe essere passionale, canzonatorio o intimidatorio. Propendo più per la seconda, temo la terza e ovviamente escludo la prima. Per quanto potrebbe essere carino.
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