escort disabili

La mia esperienza sessuale con un disabile risale a qualche anno fa, ed ero già una Escort. Non sarebbe stato strano pensarci visto che il mio approccio al sesso è, diciamolo, appena un poco spiccato. Eppure, fino a quel momento, niente mi aveva spinto a riflettere su probabili clienti disabili.

Lui è un ragazzo sulla trentina, paralizzato dal bacino in giù a causa di uno scellerato tuffo da una scogliera quando era ancora adolescente. Amico di un amico comune la nostra conversazione non era mai andata oltre il “buongiorno”. Poi una sera cambiò tutto. Nel corso della presentazione di un libro mi sono scoperta a guardarlo con molto interesse. Mi piaceva il modo un cui tamburellava le dita sulle ruote della sua carrozzina, come la staccava appena dal pavimento e dondolava. Un movimento quasi impercettibile a dire il vero ma ha rapito ogni mia attenzione tanto che mi ci è voluto parecchio per comprendere che anche lui aveva preso a guardarmi. La reazione immediata è stata quella di girare la testa, osservare chiunque eccetto lui mentre domande idiote mi riempivano la testa del tipo “diamine avrà pensato che lo sto compatendo” oppure “qualche volta potresti anche smetterla di farti gli accidenti dei cazzi degli altri”. Ho provato a sbirciare notando che lui, invece, non solo continuava a tamburellare le dita sulle ruote ma non aveva smesso di guardarmi. Così ho alzato gli occhi, restituito lo sguardo e ripreso ad osservare il gioco delle sue dita.

L’ho rivisto a distanza di settimane, forse mesi, non ricordo bene e sebbene il solito “buongiorno” fosse tutta la conversazione che abbiamo avuto, nel suo sguardo e, devo crederlo, anche nel mio, c’era una consapevolezza diversa. Non mi spingerei a definirla complicità, ma rende una qualche idea.

Dal “buongiorno” al “vuoi scopare con me” ci siamo arrivati in un anonimo bar. Un gruppo di amici che bevono qualcosa, la conversazione che spazia dalla politica allo scioglimento dei ghiacci, dalla violenza sugli animali al maledetto parassita dell’anno che compromette non ricordo più quale coltura. È inevitabile, ormai è assodato, l’argomento sesso arriva sempre, in un modo o nell’altro. Solo che quella volta si è parlato di un fare sesso che non avevo mai discusso. Quello con e tra disabili. Oltre a lui ricordo una ragazza cieca e un ragazzo affetto da distrofia muscolare. Ho perso il senso di molte delle cose che venivano dette, in testa mi facevo un sacco di domande e avevo timore a dirle. Ascoltavo ma ero sempre un passo indietro. Ho una mimica facciale che quando non sono concentrata dice molto così quando lui mi ha chiesto se mi “stavo perdendo” non ho potuto far altro che annuire, temo anche con un’espressione palesemente idiota. Mi ha sorriso, osservato per pochissimo e ripreso a far conversazione escludendomi. Non sono in difficoltà a stare in silenzio, spesso mi agevola. Ho lo spazio e il tempo per osservare al meglio ma quella volta ero a disagio. Non sapevo più chi guardare e cosa guardare, dove concentrare la mia attenzione e quali pensieri inseguire. Alla fine ho scelto una sigaretta e mi sono staccata dal gruppo. È stata una sorpresa trovarmelo vicino qualche minuto dopo. Mi ha chiesto del fuoco e ha buttato lì “credi sarebbe tanto diverso far sesso con me?“. “Oddio sì!” ho sbottato prima ancora di rendermi conto di parlare e perfino ciondolando una mano. Si è messo a ridere “quindi vuoi scopare con me”. Eh beh a ripensare alle dita sulle ruote della carrozzina… avrei potuto rispondere sì all’istante.

Non dirò che il primo incontro è stato immediato. Sono passate altre settimane, peraltro senza più incontrarci, ma il chiodo era ormai piantato.

Quello che posso dire è che è stato lui ad insegnarmi. Mi ha spiegato come toccare, per quanto a lungo e con quale pressione. Ha anticipato ogni mia domanda, spiegato che potevo fare un orale ma senza aspettarmi che la sua erezione durasse anzi, l’intermittenza poteva essere prova del suo coinvolgimento. Non averi dovuto aspettarmi un’eiaculazione perché difficilmente accadeva ma non aveva nulla a che fare con il piacere, e questo lo capivo bene.

Alla fine aveva ragione lui. Il sesso con un disabile ė necessariamente diverso. Ma poi, ė davvero sempre così “uguale” tra noi abili?

Non lo credevo prima di lui e continuo a non credere alle stronzate del tipo: loro sono più sensibili, più attente, più spiccatamente propensi ad essere “buoni”. Discorsi spesso rivolti anche verso i gay. Per esperienza posso dire che le persone sanno essere buone e perfide quale che sia la loro condizione fisica.
La sua, a me ė piaciuta molto.