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Fine settembre 2011, 20 anni compiuti da poco e Trento che mi aspettava con la rinomata Facoltà di Sociologia.

Timida, sconosciuta e persa tra la gente cercavo uno sguardo rassicurante. Ed è proprio in mezzo a quella folta folla che l’ho conosciuto: occhi di cerbiatto color nocciola e capelli rosso fuoco. Un colpo di fulmine. Il mio unico pensiero era lui, Andrea. Non vedevo l’ora di finire le lezioni per vederlo, poter trascorrere del tempo insieme. I giorni passano, l’interesse per la facoltà aumenta ma soprattutto cresce la voglia di lui.

A fine settembre mi comunicò che, data la crisi nera dei laureati in Sociologia, sarebbe andato in Spagna a cercare lavoro. Sprofondai in una crisi emotiva che mi portò a sentire la solitudine e, molto repentinamente, a lasciare definitivamente Trento e Sociologia. Rimediai sul Servizio Civile, esperienza che desideravo affrontare fin da bimba.

A dicembre Andrea tornò nella sua città per le Feste ma di me non sapeva ancora nulla. Decisi, perciò, di comunicargli la scelta di abbandonare l’università. Gli dispiacque ma non troppo. A me importava metterlo al corrente, fargli capire che era importante che lo sapesse.

Arrivò l’anno nuovo e Andrea era SEMPRE nei miei pensieri. Una volta al mese passavo a salutare gli amici dell’università e, fu proprio in una di quelle occasioni, che Luca mi invitò al suo compleanno.

Non appena seppi che con probabilità ci sarebbe stato anche Andrea, accettai entusiasta. Ero al settimo cielo! Finalmente dopo sei lunghi mesi avrei rivisto colui per cui batteva il mio cuore.

Il giorno della festa ci trovammo in centro città per l’aperitivo ma di Andrea neanche l’ombra. Finsi di divertirmi ma sentivo la sua mancanza.  A ora di pranzo, con mia gioia, Andrea arrivò! A tavola sedetti vicino a lui e gli stetti letteralmente (e fisicamente) appiccicata per tutto il tempo.

Mi sentivo felice, niente e nessuno poteva rovinarmi la giornata..e non era ancora finita.

Infatti, nel tardo pomeriggio, non avevo voglia di tornare a casa così andammo a casa del festeggiato. Nell’aria si sentiva che c’era attrazione tra noi pertanto ci lasciarono in appartamento da soli. Stavo seduta sul letto con Andrea steso che appoggiava la sua testa sulle mie gambe. Fu un attimo: avvicinò il suo viso al mio e iniziammo a baciarci. Il mio PRIMO bacio! Non riuscivamo a staccarci, io non riuscivo a staccarmi. Era talmente bello! Le sue labbra sottili contornate dall’ispida barba, la lingua che si infilava nella mia bocca a tratti gentile, a tratti impetuosa, Lo abbracciavo tentando di aggrapparmi quasi a volermi arrampicare. Braccia forti che mi stringevano finivano con mani e che si infilavano sotto la camicetta in cerca del mio seno. Spogliati della maglietta, cercai un approccio erotico che lo facesse eccitare. E forse riuscii. Andrea era fisso sul mio seno, mi leccava partendo dal ventre per poi salire e arrivare fino ai piccoli candidi seni.

Non ero veramente eccitata, solo contenta di quel contatto fisico tanto atteso e desiderato. Finalmente un uomo mi desiderava ed era lì per e con me. A interromperci è stato il cellulare, il mio: papà voleva sapere a che ora sarebbe dovuto venire a prendermi. Nonostante questo, continuammo ancora nelle nostre coccole. Allo scadere del coprifuoco mi accompagnò fino all’auto.

Qualche giorno dopo tornai a Trento per stare ancora con lui. Ci rifugiammo in un parco al sole pieno di passerotti che cantavano: che romantico! Ricominciammo a fare gli innamorati: amavo il suo delicato modo di baciarmi e di toccarmi, così voglioso.

Per stare più comodi, andammo nell’appartamento in cui era ospite.. si ripeté la stessa scena di qualche sera prima. Ne sentivo il bisogno e, anche se non era amore, lo accettai lo stesso. Fu l’ultima volta che ci vedemmo.

Difatti, verso l’estate ci sentimmo su fb e fu una conversazione molto hot. Sentivo che mi eccitavo e più mi eccitavo più lo desideravo. Volevo che fosse al mio fianco , tutto per me, a baciarmi, leccarmi, a fare l’amore con me..o, anche semplicemente del sesso. Ma ci tenevo troppo perché potesse essere soltanto del sesso. Fu in quella conversazione che scoprii che per me non provava nulla ma che mi aveva solo accontentata. Tirò fuori delle scuse assurde: dalla lontananza geografica alla differenza di età. Ovviamente non gli credetti: l’unico problema era la mia disabilità. Riuscì unicamente ad ammetterlo, dando a se stesso la responsabilità di ciò. Non potei fare altro che accettare la fine di quello che mai era veramente iniziato, tranne che nella mia testa.

A distanza di due anni, il tempo ha lenito la ferita e ha fatto sì che venissi a scoprire la sua nuova fiamma: una giovane ragazza della mia età. La differenza è che lei non ha la spina bifida.

Imparata la lezione vado avanti con i ricordi nella mente e il cuore disperso per chissà quale altra persona in attesa di conoscermi.

IRIS