diario

M’ama o no M’ama?

Dicevamo? Ah si.. una volta individuata la “preda” (mi piace molto questa idea di femme fatale su ruote, anche se chi mi conosce sa che somiglio più a Bridget Jones che a Sharon Stone) che più ci si confà, il dubbio che sorge è: “mettere in chiaro subito tutto e di più, su ciò che concerne la nostra disabilità o mantenere un’allure degna de: ”La donna del mistero”?.

Molto dipende da come incontriamo il nostro/a amato/a : se lo conosciamo nel mondo “reale” non vi sarà bisogno di disquisizioni filosofiche su come riusciamo ad infilarci il reggiseno (sarebbe comunque inutile dato che il nostro obiettivo più o meno celato è farcelo sfilare), il nostro amato/a lo capirà da sè e buttando tutto sulla leggerezza e l’ironia potremmo testare il suo grado di interesse e di accettazione delle nostre peculiarità “diversamente seccanti”.

Potrebbe però accadere che però il principe dalla lucente armatura lo incrociamo in chat e li che fare? Spiattellare subito la nostra disabilità continuando a conversare sul fatto che vorremmo anche un villino di campagna, due figli geniali e un cane oppure tacere fino al giorno del fantomatico incontro rischiando di intravedere solo la sua scia fumante che fugge alla nostra vista?

<<Est modus in rebus>> diceva l’amico Orazio nelle sue Satire, <<C’è una misura nelle cose>>. Ecco io credo stia tutto lì : cercare il punto d’equilibrio tra la ricerca spasmodica di un patner peccando di eccessiva sincerità, rischiando così un ingigantimento della realtà con conseguente spavento del poveraccio, o la negazione/omissione di una condizione fisica vissuta, non necessariamente in modo totalizzante ma comunque influente nella nostra vita e nella vita di chi ci circonda.

L’ideale è parlare di noi come persone comuni, quali siamo, ma accennare di quando in quando alla disabilità con ironia “in punta piedi” (ops, forse non ho scelto un paragone tanto vincente), con frasi del tipo: ”Devo fare la doccia, ho bisogno d’aiuto aspetto l’assistente o ti offri volontario per l’operazione insaponamento?”:Ok forse sono audaci, non adatte a tutti i caratteri, ma in poche parole schiette lanciamo due messaggi importanti: il primo è vorremmo essere considerata sessualmente da lui , il secondo non meno importante si riferisce al fatto che per lavarci abbiamo bisogno di un aiuto esterno e a meno che il nostro amato non sia d’apprendimento tardivo dovrebbe cogliere ambo i sottotesti della frase. In questo modo palesiamo la nostra disabilità in modo soft e giocoso.

Chi vive una disabilità da spesso per scontato che la persona del cuore, sia essa appartenente alla quotidianità o al web, sia perfetta in tutto e non abbia alcunchè da far accettare a noi: non è affatto così, ogni essere umano ha difetti da smussare e far amare.

Capitolo a parte meriterebbe la scelta del primo incontro:” Dove lo porto? “”Come faremo vivere un po’ di privacy?”, domande stupide forse ma di vitale importanza.

Se il nostro lui vive in un altra città dovremmo munirci di buona volontà e un pizzico di spericolatezza atte ad affrontare una trasferta(galateo vorrebbe che un cavaliere ci raggiunga, ma siamo nel duemiladodici non possiamo essere così retrò su!), più o meno lunga. Il mezzo più comodo è indubbiamente il treno per chi non può guidare, poichè ci consente di poter viaggiare soli, tuttavia se necessitiamo di aiuti particolari nel corso della giornata potremmo ricorrere a preziosi alleati quali sono gli amici fidati, che ci accompagneranno comparendo e scomparendo al momento oppurtuno come magiche fate salvavita!.

Sia che noi effettuiamo una trasferta sia che rimaniamo in città, sta a noi organizzare l’incontro nei minimi dettagli: solo noi infatti conosciamo i nostri limiti fisici e aggirandoli possiamo farli pesare di meno alla persona amata.

Potremmo proporre una visita alla città, seguita da pizza e cinema come qualsiasi coppia, ma a casa ci saremo preoccupate di verificarne l’accessibilità e il confort ..cosa che lui non deve necessariamente sapere.

Se il nostro lui è invece un tipo intraprendente lasciamo scegliere a lui i posti da frequentare e qualora ci troviamo davanti a barriere architettoniche sdrammatizziamo dicendo: ”Il tuo è un timido tentativo per chiedermi se voglio esser presa in braccio?”, un Uomo con la U maiuscola capirà il nostro disagio e virerà le sue scelte su locali idonei, in caso contrario per voi sarà un buon modo per creare un primo contatto fisico: che c’è di meglio di gettargli le braccia al collo stringendoci a lui che ci solleverà con tutta la forza bruta che possiede? Magari ci scappa pure un bacio e …il dopocena…