Non ho mai creduto ai colpi di fulmine, invece è quello che mi è successo. Come ho poggiato gli occhi su di lui, mi si è spezzato il respiro e l’unica cosa che ho provato è stato puro desiderio, il desiderio di conoscerlo, possederlo, entrare nella sua vita. Lui era era un paziente del reparto dove lavoro, un’Unità Spinale, che era stato ricoverato nei giorni precedenti mentre io ero in ferie, quindi era un volto nuovo in mezzo ad altre persone a me già note. Mi si poneva il problema di come approcciarlo, la difficoltà cioè di corteggiarlo come donna dentro quella divisa bianca che mi imponeva invece un comportamento professionale. I giorni passavano e le occasioni di contatto e dialogo con lui erano ancora sporadiche ed asettiche, anche se in me cresceva sempre di più il mio trasporto e coinvolgimento perché, per tanto poco lo conoscessi, mi attraeva da matti. Mi sembrava di essere un’adolescente al suo primo amore eppure la mia passione per lui era tanto irrazionale quanto potente. Se percepivo il suo sguardo su di me mentre entravo nella sua stanza, mi sentivo la giugulare pulsare a mille. Insomma, ero vittima di quelle sensazioni da romanzetti rosa alla Harmony… ero incredula io stessa di come un uomo, seppur privato dei tipici attributi esteriori ed estetici del sex appeal, sia perché steso in un letto per una grave complicazione e sia per la sua condizione di paraplegico, mi apparisse così attraente, forte, virile e seducente. Ai miei occhi non c’era alcun handicap: era solo un bellissimo ed affascinante uomo seduto.
Dopo alcuni mesi, trascorsi a rincorrere un suo sguardo ed elemosinare bricioli di conversazione che esulassero dal confine medico-sanitario, finalmente alcune circostanze mi furono favorevoli e riuscii a valicare i confini del mero rapporto medico-paziente. Lo scambio del numero di cellulare, in occasione delle sue dimissioni, mi consentì di instaurare una comunicazione più intima e di lì a poco anche maliziosa. Scoperto infatti che, nonostante le apparenze, anche lui aveva un interesse nei miei confronti, si avviò un intenso scambio di messaggi e di mail in pieno tenore erotico. Ero felice. Anzi no, strafelice: una gioia incontenibile. Nessun uomo al mondo mi era mai piaciuto tanto, tale da essere il mio pensiero fisso dalla mattina alla sera, e nei miei sogni di notte.
E fu così che una sera uscimmo a cena e poi in macchina ci baciammo. Il giorno dopo mi propose di andare da lui. Ero emozionata ed euforica ma avevo anche tanti timori su come comportarmi, su cosa fare e non fare una volta che mi fossi trovata davanti a lui nell’intimità…. La mia paura di non sapere come dare piacere ad un corpo sensibile solo per tre quarti ed il mio senso di colpa nel godere come lui invece non era più in grado di fare, erano pensieri che mi turbavano. Non è facile accettare che tu non puoi fare nulla per restituire all’uomo che ami quel piacere sessuale di cui è stato privato ed allora, come per “solidarietà”, vorresti privartene anche tu. Invece fu tutto bellissimo, travolgente ed appassionato perché capii che proprio dal mio piacere lui traeva il suo, in un meccanismo “a specchio”. Nonostante qualche limitazione connessa alla sua condizione di mieloleso, i nostri incontri erano talmente focosi ed entusiasmanti che mi faceva sentire donna più di tutti i miei precedenti uomini “in piedi”. Ricordo che una sera lo facemmo anche nel bagno del cinema appena finita la proiezione del film. E fu fantastico, come sempre. Ero su di lui ed era il posto più bello del mondo anche se era un… cesso pubblico!!!!
La nostra relazione è proseguita per alcuni mesi ma un giorno è finito tutto perché mi ha detto che non si era innamorato di me. Verità tanto semplice quanto dolorosa che ho dovuto solo accettare.
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