disegno di un abbraccio

Lo incontrai quando io ero ancora una ragazzina, ma in me da quel giorno qualcosa si accese ed era destinata a non spegnersi anzi continuò a crescere e ad ardere ancora per molto tempo. Avevo solo sedici anni quando inizia a sentirmi con lui; mi piaceva parlare con lui lo consideravo come gli altri ragazzi, era intelligente simpatico e naturalmente ai miei occhi anche carino, fino a quando i miei famigliari mi fecero notare la sua “diversità” (che carini pensavano che io non me ne fossi accorta). Io promisi loro che gli sarei rimasta solo amica ma come si fa’ a impedire al proprio cuore di innamorarsi? A diciassette anni decidemmo di fidanzarci e ci vedevamo di nascosto. Ricordo ancora quelle sensazioni paura, voglia di vederlo, voglia del suo profumo, delle sue mani, dei suoi respiri voglia di sentirmi amata.

I miei nel frattempo mi stavano col fiato sul collo e quando io cercai di parlare di me e di V. fu’ l’inizio della fine.

Telefoni sequestrati, barricamento in casa ero come dire agli arresti domiciliari in più, facevo delle sedute da una psicologa perché io non potevo amare lui, una così bella ragazza come fa’ ad amare un uomo così! Chi se le scorda le frasi:

ma non provi ribrezzo quando lo tocchi?

ma che futuro pensi che lui ti possa dare?

ma che vuoi fare la crocerossina a vita? ma non ti vergogni a presentarlo ai tuoi amici a farti vedere in giro con lui?

e tante altre frasi che mi vergogno anche a dire. Ma io la sera, nonostante tutti i divieti, quando calava la quiete di nascosto prendevo il telefono di casa e lo chiamavo e lui mi rassicurava mi diceva che lui ci tiene a me ma non vuole che per colpa sua si rovini il rapporto con i miei ma io ero decisa lo amavo e la cosa andò avanti così per un altro po’ di tempo; ero convinta che loro avrebbero capito l’amore così grande e forte che io provavo per lui quindi a diciotto anni, Dio solo sa chi mi diede il coraggio, decisi di parlare a mia madre. Scene strazianti, pianti, urla, parole che erano per me come pugnalate al cuore allo stomaco alle spalle. Mi stava uccidendo fino a quando arrivò mio padre, che mi diede il colpo di grazia, capi quello che stava accadendo e mi disse che per lui io non ero più sua figlia di andarmene di casa, di andare a stare con lui, per lui ero morta (avevo solo diciotto anni e mi avevano messo davanti a questo bivio così doloroso, già era arrivato il momento di mettere la mia croce sulle spalle, si erano proprio loro la mia croce e non V. come invece sostenevano, e iniziare il mio calvario). Avrei preferito morire che vivere quei momenti ma io lo amavo dovevo farcela.

Dovevo reagire per Lui per Noi.

Mia madre, cui ancora, era rimasto un briciolo di tenerezza verso i miei confronti, cercò di calmare mio padre. Alla fine dopo giorni di silenzio mi dissero che avrei potuto frequentarlo ma che non sarebbe mai potuto entrare a casa mia. E questo a me che cavolo importava? La cosa essenziale era stare con lui. Finalmente sarei potuta uscire allo scoperto avremmo potuto vivere la nostra relazione a 360°; finalmente potevamo baciarci fare l’amore (meraviglioso *.* ) quando volevamo, litigare di persona e poi fare pace, andavamo a mare insieme o a casa sua in montagna (lo chiamavo il nostro nido d’amore) mi portava a cena fuori insomma vivevamo delle semplici cose che avevamo sempre desiderato fare insieme. Sembrava andare tutto apposto io ero strainnamorata di lui e lui di me ma i mie tramavano dietro le miei spalle. Scopro che mio padre ha un’amante e vedendo mia madre straziata m’impietosisco e decido di parlarle e aspettammo un po’ di tempo ma la situazione andava peggiorando e per mio padre la famiglia non esisteva più.

Allora mia madre decise di parlargli e lui si giustificò così < E’ tutta colpa tua e di quel porco se faccio questo!> in quell’attimo io non fui me stessa mi lanciai su di lui gli sputai in faccia che il p. era lui! Per colpa sua mi venne una crisi di nervi e nonostante io amassi V. con tutto il mio cuore fu in quel momento che il mio amore si stava trasformando in odio.

Mia madre ora però venne dalla mia parte ero diventata una sua complice anzi iniziò a sfruttare pure V., infatti, spesso gli chiesi di uscire con la macchina per andare a controllare dove fosse mio padre. Ma nonostante tutto V. continuava sempre a essere un tabù, in famiglia non se ne parlava mai; io sono una studentessa fuori sede e durante le lunghe conversazioni con mia madre lei mi parlava di mio padre, del ragazzo di mia cugina di mia sorella ma mai una volta una caspita di volta che lei mi chiedesse se con V. fosse tutto apposto! Addirittura, durante i pranzi di famiglia, ometteva proprio la sua esistenza. Io mi sarei dovuta trovare un bravo e bel dottore (dimenticavo di dirti che studio infermieristica, i miei sono anche infermieri, mi hanno incoraggiato loro a intraprendere questa strada ma visto il loro modo di pensare ho iniziato a credere che tutti gli infermieri la pensano come loro, infatti, non riesco più a studiare) ero alla fine ero stremata avevano giocato la mia testa l’avevano fatta loro e avevano vinto!

Iniziai a cambiare, a credere che non potessi rovinarmi la vita con le mie mani, che avevano ragione i miei. Io sono una bella ragazza e devo puntare al massimo (ma loro non avevano capito che il mio massimo era lui e anch’io lo stavo dimenticando). Decisi di lasciarlo, decisi che questo era l’unico modo per tornare la loro figlia, l’unico modo con cui finalmente quando uscivo non mi sarei sentita gli occhi puntati addosso. Avrei potuto portare il mio nuovo ragazzo a casa, sarei stata accettata dalla società ed era l’unico modo per convincere mio padre a tornare a casa. Lo lascia per telefono (Vigliacca! Di persona non ci sarei mai riuscita!) Lui pianse mi supplicò di tornare con lui io lo riempii d’insulti gli dissi che mi aveva rovinato la vita, gli dissi che avrei preferito non conoscerlo gli dissi che io voglio di più! Ma dopo quattro mesi di distacco lo rividi di sfuggita e capii che il mio di più era lui.

Ora ci sentiamo, e insieme a un mio amico (prete) sto cercando di ritrovare me stessa di non essere più quello che la società vuole ma quello che io voglio! Cerco di ritrovare la mia felicità e lo so che questa è lui, la sento quando mi chiama, la sento quando rispetta i miei tempi, la sento quando mi dice che gli manco. Non so come andrà a finire questa storia ma se lo perderò avrò perso e l’altra metà che combacia perfettamente con me! Lo so è lui devo solo ritrovare quel coraggio che mi hanno tolto! Sono vittima di violenza psicologia, hanno sdoppiato la mia personalità, mi hanno rubato l’amore!